Oberto Ferlendi, Magistro scultore costruttore, vive e lavora nell’area piacentina tra la fine del XII secolo ed i primi decenni del XIII, ed è l’autore del capitello binato con draghi alati, probabilmente destinato ad una finestra. Maria Pia Branchi ha attribuito alla mano di Oberto i quattro draghi con le ali che compongono questo nostro capitello ritrovato nel 2003, durante gli scavi della sala capitolare. La rappresentazione di draghi con le ali è una costante, quasi un marchio, che Oberto lascia nei luoghi dove ha lavorato; su un capitello proveniente dal monastero di Santa Maria del Monte Oliveto di Castell’Arquato ed oggi conservato alla Galleria Nazionale di Parma il Magistro ha inciso anche il suo nome e la data 1226

Gli altri capitelli di questa sala, prima del bombardamento del 1944 erano inseriti nei pilastri del lato nord del chiostro. L’eleganza delle decorazioni ed il semplice motivo lineare del loro coronamento, identico a quello del capitello firmato di Parma e a quello del nostro capitello con draghi, rendono credibile l’ipotesi che Oberto e la sua bottega abbiano partecipato al cantiere per il rinnovamento dell’abbazia, nel XIII secolo. Il nome dei committenti di queste pietre e dei lavori che nel XIII secolo interessarono chiostro e abbazia è sconosciuto: sappiamo per certo che, nel 1219, l’abate disponeva delle somme ricavate dalla vendita alla città di Piacenza dei beni stabili (eccetto le chiese) della zona di Albareto, oltre il passo della Cisa, in parte impiegati per acquistare dai Malaspina di Massa i diritti di pedaggio sull’Aulella. Nel 1221 è ormai consolidato il ritiro dei Malaspina in Val di Magra: non si può escludere neppure loro interesse a rinnovare un’abbazia che, 1202 aveva già visto Corrado l’Antico presenziare nel chiostro alle trattative di pace con il vescovo di Luni e che nei secoli successivi vedrà numerosi abati di casa Malaspina, compreso l’ultimo abate Tommaso.