L’alta statura degli aullesi e la loro buona alimentazione
Il sepolcreto attorno alla Chiesa fu utilizzato dal secolo VIII fino al termine del Medioevo: i defunti, avvolti in lenzuoli e senza corredo funebre, nella fase più antica erano inumati nella nuda terra, poi in recinti di sassi di fiume appena sbozzati, infissi nel terreno e coperti con lastre di pietra; più rare erano le sepolture realizzate con piccoli recinti, cementati con malta.
Il chiostro nell’abbazia era luogo di meditazione e di preghiera, evocava Il paradiso terrestre e pochi privilegiati vi trovarono sepoltura, portando nella tomba oggetti preziosi: la spilla d’oro, la medaglia papale d’argento, l’anello con impressa l’Aquila Ghibellina, le monete del vescovo di Colonia. Il teschio del personaggio di rango ucciso da profonde ferite alla testa e sepolto nel chiostro potrebbe appartenere forse all’abate Tommaso, assassinato nel 1299. Da altre tombe disperse provengono la conchiglia del pellegrino e le fibbie di ferro. Lo studio dei resti scheletrici, effettuato dall’equipe di Francesco Mallegni, ci parla di maschi mediamente di alta statura, piuttosto robusti, che svolgevano lavori coinvolgenti gli arti superiori, con sollevamento di carichi pesanti: boscaioli, artigiani, muratori, fienaioli. Le donne mediamente erano più gracili, ma avevano stranamente un’alimentazione più completa di quella degli uomini che, in ogni caso, era per tutti abbastanza ricca, a base di vegetali, carne, pesce. La statura degli aullesi, nel secolo IX già più alta della media dei lunigianesi coevi, potrebbe essere messa in relazione ad un immigrazione di soldati e artigiani giunti dal Nord a popolare un nuovo borgo appena fondato. Essendo un borgo di transiti e attività commerciali, Aulla garantiva i suoi abitanti, commercianti e artigiani, più che contadini, varietà di merci, anche alimentari, ed un buon tenore di vita.