Per volere di Adalberto II, figlio del fondatore dell’Abbazia, al tempo del vescovo di Luni Gualtiero I, sul finire del IX secolo, le reliquie di San Caprasio giunsero dalla Provenza, custodite all’interno di una cassa-reliquiario in legno e furono deposte dal vescovo nella tomba a fossa, preparata al di sotto dell’altare.
Nei primi decenni dell’anno mille la chiesa venne ampliata e per custodire il corpo del Santo i monaci ricomposero le Reliquie in una cassa di stucco, ben protetta all’interno di una nuova monumentale tomba.

Gli angolari, i chiodi, la serratura e le cerniere della cassa lignea, rimasti a contatto con le ossa del Santo e per questo considerati una preziosa “reliquia per contatto”, furono lasciati in un angolo della prima tomba non più utilizzata.
Il frammento di epistilio (architrave) in marmo rimanderebbe ad un piccolo complesso architettonico, forse un ciborio (struttura che sormonta l’altare) edificato sopra qualcosa di importante.
Datato tra la seconda metà del secolo VIII e il IX secolo, probabilmente commemorava la presenza e sepoltura del Santo.
Giovanni Mennella propone questa lettura: (—extru)cta ob diem (?) (—) allusiva alla costruzione commemorata della dedica sull’epistilio.