Le tracce più lontane del Lavoro umano nell’area dell’abbazia e del chiostro sono alcune enigmatiche buche circolari di un diametro tra 1 e 4,5 metri, profonde da 50 a 150 centimetri, probabilmente scavate per prelevare argilla e colmate per spianare il terreno prima della costruzione dell’abbazia e del chiostro. Nei riempimenti sono stati rinvenuti pochi reperti preromani e altomedievali e numerosi testelli, oltre a due denari della seconda metà del secolo X.

Altri oggetti, rimossi dal loro primario contesto archeologico nel corso dei numerosi interventi che hanno interessato l’area dell’edificio abbaziale, sono tuttavia di grande interesse, a partire dal piccolo frammento della fibula in bronzo, datato al VII secolo a.C. e individuato da Emanuela Paribeni come uno scarto di lavorazione. Forse nelle vicinanze dell’abbazia era attiva un’officina per la lavorazione del bronzo della popolazione ligure apuana, che già aveva incontrato e intessuto relazioni con gli Etruschi. Meno certa è la datazione dell’orecchino in bronzo, genericamente attribuibile al medioevo. Testimonianze certe del passaggio dei pellegrini sono una conchiglia ed il puntale in bronzo di un bastone. La conchiglia di Pecten Jacobaeus è il simbolo del pellegrinaggio a Compostella: tra il 1120 e il 1130 è documentato un suo fiorente commercio nella piazza della Cattedrale di San Giacomo. Conchiglie di questo tipo sono frequentemente rinvenute nelle sepolture dei Pellegrini. Il raro esemplare di puntale da bastone in bronzo, usurato in punta per il lungo utilizzo, è databile a partire dal X secolo: all’interno conservava la punta del bastone in legno di gelso. Lo spillone di bronzo a capocchia piatta, decorata a cerchietti è stato rinvenuto in una tomba rimaneggiata e viene datato ad un periodo di poco precedente al X secolo.