Nella chiesa di San Pietro di Pontremoli è conservato l’originale di questo labirinto medievale in pietra arenaria, replica cristiana di un simbolo che è documentato già 5000 anni fa ed è conosciuto da tutte le civiltà. Il mito greco del Minotauro, con Teseo prigioniero nel labirinto ed Arianna che con il suo filo steso gli indica la via d’uscita, nel medioevo cristiano (tra i secoli XII e XV) diventa strumento di riflessione sulla condizione umana, sull’eterna lotta tra il bene e il male, sulla via della salvezza, non più tracciata dal filo d’Arianna, ma dalla forza della Fede e dal mistero della Croce

Se si osserva il labirinto Si nota che i cerchi concentrici si articolano attorno agli assi di una Croce che al centro, luogo simbolico della salvezza in Cristo, reca il monogramma IHS, apposto in epoca tarda, al seguito del culto promosso da San Bernardino da Siena. Il labirinto pagano era caratterizzato da sette circonvoluzioni, mentre quello cristiano ne presenta undici, numero che rappresenta il peccato, situato com’è tra il 10 dei Comandamenti e il 12 degli Apostoli. In basso la scritta “Sic currite ut comprehendatis” rimanda all’apostolo Paolo e alla visione fuggevole della vita, con l’invito a cogliere l’attimo fuggente, mediante la fede. Nei due cavalieri che si scontano (uno in abiti femminili) si potrebbero identificare l’imperatore Enrico IV e Matilde di Canossa, che esercitò il suo potere in Lunigiana: uno evoca la ribellione alla chiesa (come i 10 cerchi), l’altra la Donna-Chiesa che ha in capo le 12 stelle, simbolo della perfezione, della Chiesa. (Don P.Pratolongo). I pellegrini che giungevano a Pontremoli, ma anche i devoti locali, pregando seguivano con un dito la traccia del cammino fino a raggiungere il centro del labirinto e in questo modo portavano a termine un ideale pellegrinaggio di fede e speranza.